LE DISCIPLINE INVERNALI DI TORINO 2006
Le discipline in cui gli atleti si confronteranno sono 15: biathlon, bob, combinata nordica, curling, free style, hockey su ghiaccio, pattinaggio di figura, pattinaggio di velocità, salto, sci alpino, sci di fondo, short track, skeleton, slittino, snowboard.
Il biathlon è una disciplina sportiva invernale in cui i partecipanti competono in due discipline: il tiro a segno con carabina e lo sci di fondo a tecnica libera. Nello sci di fondo l'atleta esegue con gli sci un passo alternato eseguito nei "due binari" tracciati sulla neve. Dal 1990 circa una nuova tecnica si è affiancata allo sci di fondo tradizionale. Il passo alternato diventa un passo pattinato. Le piste ora devono essere molto più larghe, poiché oltre ai binari, deve essere presente una pista liscia di circa 3,5 metri di larghezza. Gli sci si sono accorciati ed irrigiditi, mentre i bastoncini sono molto più lunghi di quelli utilizzati per la tecnica classica. Il biathlon nasce come una tattica di sopravvivenza più che come sport. I cittadini europei del nord sciavano per cacciare e successivamente sciando usarono le armi per difendere i loro paesi. L'attività agonistica internazionale è organizzata dalla International Biathlon Union. In Italia il biathlon rientra tra le discipline di competenza della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI). L'International Biathlon Union (IBU) è un'organizzazione fondata nel 1993 per promuovere la pratica del biathlon e coordinarne l'attività agonistica internazionale. Il Biathlon è stato introdotto nel programma olimpico invernale a partire dalla olimpiade di Squaw Valley negli Stati Uniti, nel 1960. In particolare è stato introdotta la 20 km maschile, e sino ad oggi sono state introdotte diverse altre specialità.
To Bob: spingere a scatti. Questo è l'origine del nome di questo sport mentre il primo club nasce nel 1897 a Saint Moritz. Dal 1914 questo sport viene praticato sulle piste più diverse e fino al 1922 rimane tra gli sport praticati a livello amatoriale -semi professionistico. Dal 1923 viene riconosciuto ufficialmente come sport e sin dalla prima edizione del 1924 entra a far parte delle discipline olimpiche invernali. Il nome dello sport è lo stesso del mezzo che viene utilizzato dagli atleti: dopo una spinta iniziale al bob gli atleti salgono sul mezzo e si lanciano a grande velocità sul tracciato. La pista è refrigerata artificialmente e viene preparata da tecnici che la modellano, sia manualmente con appositi raschietti che con l'ausilio di apposite macchine e attrezzature. Il bob nasce per essere svolto con quattro componenti ma successivamente nella olimpiade del 1932 è stata prevista anche la specialità a due. L'equipaggio del bob a due è composto dal pilota e dal frenatore, cui si aggiungono due laterali nel bob a quattro. La velocità raggiunta prima che gli atleti salgano sul bob è intorno ai 40 km/h, la velocità massima in una discesa è di circa 135 km/h. Solo del 2002 è la prima gara olimpica di bob a due femminile. Durante i Giochi Olimpici la gara consiste in quattro prove. Vince l'equipaggio che totalizza il tempo più basso al termine delle discese. In caso di parità di tempo, si assegna la vittoria ex aequo. In caso di rovesciamento del bob, se tutti i componenti della squadra superano la linea di traguardo all'interno del bob, la prova è considerata valida.
Il curling è una disciplina sportiva che si fa risalire
al XVI secolo e che torva origine in Scozia. Il massimo organo internazionale
di curling, la World Curling Federation è sorta infatti a
Peth.
E’ simile alle bocce ma il curling è giocato da due
squadre di quattro componenti che si confrontano su un campo di
ghiaccio detto “rink”, una lastra gelata lunga 44,5
m e larga 4,75 m su cui vengono lanciate e fatte scivolare delle
pesanti (circa 20 kg) pietre di granito scozzese (stones). Alle
estremità del campo di gioco sono disegnati due bersagli
detti “case”, formati da anelli concentrici di colori
diversi (blu, bianco e rosso) e i cui centri sono disposti a 4.9
metri dalle rispettive estremità della pista, seguendo una
linea longitudinale che taglia a metà il campo.
Molto importante per la preparazione del ghiaccio è il cosiddetto
pebble, uno spruzzo d'acqua nebulizzata che ghiaccia al contatto
con la pista. Il pebble aiuta le pietre a scivolare più velocemente
ma, durante la gara, l'azione del pebble sulle stones può
modificarsi a causa dell'erosione provocata dall'attrito. Le pietre
hanno un diametro di circa 90 cm e nella parte superiore viene applicata
una maniglia mentre la parte inferiore risulta concava, per cui
la superficie che di attrito sul ghiaccio su cui agisce il pebble
è solo di 6-12 mm.
I giocatori lanciano a turno due pietre aiutandosi con una “staffa”,
un punto di appoggio che si trova vicino al fondo del campo di gioco
che serve per il piede durante il tiro. Lo scopo è di sbocciare
le pietre avversarie e di piazzare le proprie vicino al centro del
bersaglio. Per far questo i primi tre giocatori lanciano le pietre
mentre l’ultimo, lo skip che è anche il capo squadra,
rimane nella zona della casa per coordinare lo “swipping”
dei compagni: spazzando cercano di indirizzare la stone verso il
punto indicato dal capo squadra scaldando il ghiaccio immediatamente
davanti alla stone in movimento con delle scope. Le pietre a disposizione
da lanciare sono 8: dopo che entrambe le squadre le abbiano lanciate
tutte viene determinato il punteggio. La squadra con la pietra più
vicina al centro riceve un punto per ogni pietra che sia ad una
distanza minore dal tee della più vicina pietra avversaria.
La squadra che non ha segnato punti nella mano ha diritto a tirare
l'ultima stone, detta hammer, nella mano successiva.
In Italia appare intorno al 1925 e viene praticato per circa cinque
anni. La sua pratica regolare avviene dal 1952, in particolare tra
gli appassionati dell’arco alpino e fa parte ufficialmente
della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio.Questa disciplina
debutta alle Olimpiadi di Nagano nella sezione maschile e femminile
nel 1998.
La combinata nordica
è una specialità che nasce nei paesi scandinavi e
prevede il confronto in discipline differenti: il salto e lo sci
di fondo. Si combinano così diverse capacità, lo stile,
l’eleganza, il brivido del gesto tecnico nel salto e la resistenza
fisica nello sci di fondo. Il salto è la prima prova disputata.
Per ciascuna delle due specialità valgono le regole proprie.
Questa specialità nasce sin dai primi Giochi Olimpici invernali,
ciò che è cambiato nel tempo è la distanza
di trampolini e la distanza da percorrere nello sci di fondo.
Lo sci alpino è uno sport invernale che si compone di diverse discipline che sono state adottate verso la metà del XX secolo: discesa libera, slalom speciale, slalom gigante, supergigante.
Discesa libera: insieme allo slalom speciale è la disciplina più antica dello sci alpino. Insieme a slalom speciale supergigante è considerata disciplina di velocità, contrapposta alle discipline tecniche come lo slalom. Essa consiste in una gara che si svolge su una pista larga circa 20 metri su cui sono disposte delle porte a grande distanza che segnano il tracciato e funzionano a volte come cronometro. La gara si svolge generalmente in una manche. L’ atleta raggiunge alte velocità per cui lungo la pista devono essere previsti appostiti sistemi di sicurezza. Gli sci usati sono molto lunghi per garantire maggiore stabilità ad alte velocità ( si raggiungono i 150 km orari). L’uso del casco è obbligatorio, i bastoncini usati sono curvati e le tute sono molto aderenti per ridurre al minimo l’attrito dell’aria. Dal 1948 questa disciplina entra a fare parte dei giochi olimpici.
Slalom speciale: detto anche slalom, è una disciplina tecnica. Gli sciatori scendono su una pista che ha delle porte poste a distanza ravvicinata e che costringono l’atleta ad “abbatterle” per poter seguire la giusta traiettoria che consente maggiore velocità. Si disputa su due manche e vince chi ha percorso il tracciato senza abbattere alcuna porta nel minor tempo complessivo possibile. La distanza tra le porte è di circa 9 metri in verticale e 2 metri in orizzontale, anche se queste cifre sono cambiate radicalmente negli ultimi anni a seguito della rivoluzione tecnica determinata dall'avvento degli sci sciancrati. Per aumentare la sicurezza dal 2004 è stato previsto di allungare gli sci: 165 cm per gli uomini (era 155 cm), 155 cm per le donne (era 150 cm). Entra a far parte delle discipline olimpiche nel 1948 a Saint Moritz.
Slalom gigante: in questo slalom, detto anche solo “gigante”
la distanza tra le porte è maggiore ed esse sono di conseguenza
in numero minore. La velocità dunque è più
elevata rispetto allo slalom speciale, e gli sciatori devono anticipare
le porte e non abbatterle. Anche qui la gara si svolge su due manche.
Gli sci sono più lunghi e più rigidi e i bastoncini
presentano una curvatura e non hanno i paramani che nello speciale
sono indispensabili. Dal 1952 fa la sua comparsa nelle discipline
olimpiche.
Supergigante: la lunghezza della pista, la distanza tra le
porte, il raggio di curva e la velocità di percorrenza sono
maggiori rispetto allo slalom gigante o lo speciale. Per questo
la velocità risulta maggiore. La gara si svolge su una manche
ma occasionalmente per esigenze organizzative può essere
previsto lo svolgimento in due. Il gigante fa parte delle discipline
olimpiche da tempi relativamente recenti, dal 1988.
Lo sci di fondo è lo sport dal quale poi sono nati e si sono sviluppati gli altri sport invernali. Le origini dello sci di fondo si fanno risalire addirttura al 2500 a.C. quando in Siberia furono ritrovati degli sci fatti di giuchi legati a una sorta di paio di scarpe molto simile a quelle moderne. Testimonianze in Europa sono i primi graffiti rupestri in Norvegia risalente a quttromila anni fa che ritrae uno sciatore stilizzato. Il movimento che dovevano compiere i primi che si cimentarono in questa disciplina non era un passo alternato ma simile a quello di chi va in monopattino. Ovviamente a quel tempo più che per sport gli sci servivano per spostarsi e per cacciare, funzione che era di vitale importanza a quel tempo. Notizie più dettagliate su questo sport si ottengono in torno al 1557 quando unscì a Roma un libro di un vescovo in cui si parla duffusamente dell'uso diegli sci. Si sa anche da documenti che già dal 1200 d.C. i lapponi, definiti "maestri nella tecnica di sciare e nell'arte di costruire gli sci" esportavano in Norvegia, oltre che gli sci, anche il modo di adoperarli. In quegli anni, esattamente nel 1520, si inserisce la storia di Gustavo Vasa il quale, sdegnato per l'inerzia dei suoi concittadini svedesi che non volevano ribellarsi al giogo danese, percorse 90 km, da Salen a Mora prima di essere richiamato per dare inizio alla guerra contro i danesi stessi. Dal 1922 in poi, questo avvenimento, viene ricordato con lo svolgimento della leggendaria Granfondo alla quale tutti gli appassionati vorrebbero partecipare almeno una volta, la Vasaloppet. Un enorme sviluppo, per la disciplina del fondo, lo si ebbe durante la prima guerra mondiale con la formazione di interi reparti di sciatori per l'addestramento dei quali furono ingaggiati istruttori stranieri. La scoperta della sciolina (le pelli erano utilizzate fin dalle origini degli sci) risale al 1903 ad opera di Victor Sohn e Bilgeri. Quest'ultima, composta da una miscela il cui ingrediente principale era la cera d'api, oltre a fare scorrere gli sci in avanti serviva per non far andare all'indietro.
Il free style
è uno sport spettacolare che prevede la combinazione di diverse
discipline come balletto, salti e gobbe. Nasce come sci acrobatico
negli Stati uniti con il nome di Hot Dog intorno agli anni ’50
grazie al campione norvegese Eriksen trasferitosi in America dove
diventa allenatore. Introduce diverse varianti allo sci tradizionale
che attirano il pubblico americano. Occorre attendere gli anni ’70
affinché questo sport venga conosciuto e diffuso anche in
Europa. Alle olimpiadi le discipline di free style maschile femminile
sono gobbe e salti.
Gobbe: la gara consiste in una discesa su una pista di 220/250
metri di lunghezza ripida (intorno ai 26/30 gradi) coperta uniformemente
di gobbe. La discesa deve avvenire nel minor tempo possibile con
la giusta tecnica e presentando due manovre acrobatiche in prossimità
degli appositi trampolini posti lungo il tracciato. Nella valutazione
della gara contano la tecnica per un 50%, i salti per un 25% e la
velocità per l’altro 25 %. Per la valutazione della
tecnica si tiene conto di: 1. mantenimento della linea di massima
pendenza; 2. utilizzo delle gobbe, minimo una curva per gobba; 3.
economia di movimento; 4. assorbimento. Gli sci devono rimanere
il più possibile a contatto con la neve; 5. carving; 6. posizione
del corpo; 7. uso dei bastoncini; 8. controllo degli sci; 9. aggressività.
Per quanto riguarda il salto viene tenuto conto della qualità,
dell’altezza e della spontaneità di esecuzione. Il
punteggio assegnato dai giudici viene moltiplicato per il quoziente
di difficoltà. I giudici deputato alla valutazione sono 7,
5 per la tecnica e due per i salti.
La gara di salto consiste nell’esecuzione di due differenti
salti acrobatici. La somma dei punteggi acquisiti dà il risultato
finale. Alla finale accedono i primi dodici atleti classificati
nella gara di qualificazione. Nel punteggio si considerano: Aria
20%
Forma 50%, atterraggio 30% del punteggio. Gli atleti sono giudicati
da 7 giudici. Cinque giudicano per Air/Form, con lo scarto del più
alto e del più basso. Due giudicano l’atterraggio.
La somma dei punteggi viene moltiplicata per il quoziente di difficoltà
del salto presentato. Nella categoria maschile il free style esordisce
nelle olimpiadi nel 1992. nel 1994anche le donne si confrontano
in questo spettacolare sport.
La parola hockey
deriva dal francese e significa “bastone ricurvo”.
L’hockey su ghiaccio nasce in Canada tra il 1840 e il 1870
quando le truppe britanniche giocavano il cosiddetto “Shinney”:
nel 1855 vennero introdotte le stecche per il gioco e nel 1875 si
ebbe la prima partita di hockey fra studenti e docenti dell’università
di Montreal.
L’hockey viene giocato su un campo ghiacciato rettangolare,
con una lunghezza compresa fra 56 e 61 metri, ed una larghezza tra
i 26 e i 30 m. Le squadre sono composte da 22 giocatori, 20 di movimento
e 2 portieri. Sul campo si confrontano 6 giocatori per volta: obiettivo
del gioco è quello di spingere un disco di gomma dura detto
“puck” con le stecche a disposizione dei giocatori nelle
porte avversarie poste alle estremità del campo. E’
un gioco molto veloce e di impatto fisico: il puck può raggiungere
la velocità di 150 km orari e per conquistarlo i giocatori
hanno a disposizione delle mosse da compiere sugli avversari come
il “bodycheck” che consente di spingere lateralmente
l’avversario. Una partita di hockey su ghiaccio si disputa
in tre tempi da 20' ciascuno, con frequenti sostituzioni tra i giocatori
e con intervalli tra un tempo e l’altro di circa 15'. Del
1954 è la prima partecipazione alle Olimpiadi.
Il pattinaggio di figura
ha origini nei paesi nordici dove pattinare nei
canali gelati era un mezzo per muoversi, cacciare e combattere.
Gli scandinavi usavano dei pattini fatti di corna di renna e ossa
d’alce. Furono gli olandesi a inserire la lama di metallo
nel tardo XVI secolo dando ai pattini una conformazione simile a
quello dei giorni nostri. E’ proprio con la lama che i nordici
si divertivano a disegnare delle “figure” nel ghiaccio
e le prime gare di pattinaggio di figura consistevano proprio in
questo. Nel tempo si è trasformata in una disciplina in cui
l’atleta deve unire ai gesti atletici del movimento, l’armonia,
l’espressività e la grazia.
Il pattinaggio fa parte dei giochi Olimpici sin dalla prima edizione
di Chamonix. Oggi le specialità del pattinaggio di figura
sono quattro: individuale artistico maschile e femminile, pattinaggio
artistico a coppie e la danza.
Nell’individuale gli atleti devono seguire un programma corto
e uno libero. Nel programma corto ci sono delle regole da rispettare
quanto alle figure da svolgere, in quello libero invece possono
presentare una qualsivoglia coreografia che verrà valutata
sulla base di tutti gli elementi della performance: l’armonia
dei passi con la musica, la tecnica di esecuzione dei passi, la
fantasia, la velocità, il livello di difficoltà del
pezzo presentato.
Anche nel pattinaggio a coppie vi è un programma corto e
uno libero. Entrambi devono essere svolti all’unisono dai
partner e vi sono delle limitazioni quanto ai passi da svolgere,
ai tempi in cui devono essere fatti. La coordinazione dei movimenti
della copia è l’elemento fondamentale di questa disciplina.
Nella danza si pone attenzione al ritmo, all’espressività,
all’interpretazione e alla precisione nell’esecuzione
dei passi. Oltre al programma obbligatorio e a quello libero c’è
anche il programma “originale” in cui alla coppia viene
assegnato un ritmo da seguire su cui creare una coreografia originale.
Il pattinaggio di velocità
nasce in Olanda nel XIII secolo. Utilizzati come strumento di trasporto
sui canali prima, i pattini divennero strumento di gara poi. Lo
sport che nasce è l’unico al mondo in cui l’uomo
riesce a raggiungere alte velocità su una superficie piatta
con il proprio corpo senza l’utilizzo di un mezzo meccanico.
Questo sporto fa parte delle discipline olimpiche sin dai primi
Giochi anche se potevano partecipare solo gli uomini. Le donne si
esibirono alle Olimpiadi del 1932 mentre cominciarono a gareggiare
nel 1960. Fino all’ultima edizione è stata una disciplina
individuale:Torino 2006 prevede per la prima volta la gara di inseguimento
a squadre. Le distanze coperte vanno da un minimo di 500 metri ad
un massimo di 15000, e la velocità che un atleta può
raggiungere è intorno ai 60 km/h.
La forza e la resistenza sono fondamentali in questa disciplina.
La posizione aerodinamica del corpo e il movimento aiutano l’acquisto
della velocità, tute aderenti aiutano a ridurre gli attriti,
il pattino unito alla tecnica dell’atleta costruisce ogni
gara nel modo possibile per l’atleta, si spera il migliore.
Lo short track
ha origine in Canada ma non si hanno indicazioni precise sulle prime
competizioni. Solo dal 1970 in poi si hanno notizie su gare o sulla
fabbricazione di particolari equipaggiamenti per questo sport. Del
1979 e del 1980 sono i primi campionati mondiali di questo sport,
che si tennero rispettivamente in Quebec e a Milano. Dal 1992 fa
la sua comparsa tra gli sport olimpici.
Simile al pattinaggio di velocità, lo short track è
uno sport di velocità ma viene giocato sui tracciati per
le partite di hockey, quindi campi ghiacciati di 30 X 60 mt con
almeno 4 pattinatori per le distanze brevi e 6 per le più
lunghe. Particolare è la posizione degli atleti che arrivano
ad una inclinazione del corpo sul tracciato di 30°. Si parte
con uno scatto e inclinati, mano a terra si cerca di battere gli
avversari grazie ad una tecnica studiata soprattutto nelle distanze
più lunghe. Le distanze su cui ci si può misurare
sono: 500,1000,1500,5000 staffetta (per le donne la staffetta è
di 3000 mt.). In ogni confronto vi sono dai 4 ai 6 pattinatori che
gareggiano in batteria: passano i primi due di ogni turno fino alla
finale. Nella staffetta partecipano otto squadre, e ognuna può
decidere quanti giri far fare a ogni pattinatore, ma i due giri
finali devono essere compiuti dallo stesso. Il cambio avviene con
una vera e propria spinta che può essere data nei due rettilinei
mentre l'ultimo può avvenire, per regola, entro la linea
di centro rettilineo corrispondente all’inizio degli ultimi
due giri, pena la squalifica della squadra. I pattinatori sono dotati
di un particolare equipaggiamento: un casco rigido, guanti resistenti,
imbottiture per il ginocchio, protezioni per stinchi e collo. La
tuta è aderente per ottenere una maggiore aerodinamicità.
I pattini sono in fibra di carbonio, con una lama che è più
imbarcata e che può essere regolata, lunga tra i 40 e i 46
cm.
Il salto
nasce nei paesi scandinavi intorno al XIX secolo, e si diffonde
in Norvegia dove nel 1892 la famiglia reale organizza la prima Coppa
Reale vicino a Oslo. Il primo salto è quello di Sondre Nordheim
che è lo stesso atleta che esporta questa disciplina negli
Stati Uniti dove da subito riscuote grande successo. Il saltatore
parte dal trampolino per poi staccarsi dalla piattaforma e compiere
un volo di 100 metri. Contano la velocità, la tecnica, la
potenza, l’equilibrio e la concentrazione. Tutte qualità
che deve avere un buon saltatore e che contribuiscono a rendere
questo come uno degli sport più spettacolari ed emozionanti.
Lancio, volo scatto e atterraggio sono i passi fondamentali di questa
disciplina: nel lancio gli atleti scendono a grande velocità
in posizione aerodinamica senza l’ausilio di alcun tipo di
racchetta o altro mezzo meccanico. Giunti al momento dello stacco
si usa la potenza delle gambe, il minimo errore può essere
fatale per il risultato. Durante il volo che può durare dai
5 ai 7 secondi viene valutato lo stile e la postura: gli atleti
infatti assumono la cosiddetta “posa a v”, gli sci sono
inclinati verso l’alto mentre il busto del corpo è
proteso in avanti.
Durante l’atterraggio il saltatore deve essere sicuro e i
suoi sci devono essere il più uniti possibile. Durante la
frenata se l’atleta cade non ci sono penalizzazioni.
Originariamente chiamato “Toboggan run”, lo sketelon
ha origine in Svizzera a Saint Moritz, intorno alla seconda metà
del XIX secolo. I gareggianti si confrontavano in un percorso che
si snodava dalla città a Celerina usando nel tempo diverse
forme di slittino, dalla canadese all’americana a seconda
della provenienza. Per lungo tempo le gare si sono svolte soltanto
in Svizzera e i campioni ricevevano in premio una bottiglia di champagne.
Nel 1887 Mc Cormick è il primo ad effettuare una discesa
in posizione prona. La velocità elevata raggiunta spinge
anche gli altri atleti ad assumere la stessa posizione. Nel 1822
l’inglese Child propone una nuova forma di slittino che chiama
appunto “skeleton” ovvero scheletro. Oggi come oggi
esso è lungo dagli 80 ai 120 cm e non supera il peso di 29
kg per le donne e 32 per gli uomini. Il peso totale non può
superare i 92 chili nel primo caso e 119 nel secondo e si può
zavorrare lo slittino ma non l’atleta.
Lo skeleton esordisce ai Giochi nel 1928, ricompare e regala una
medaglia d’oro agli italiani nel 1948 e dopo un grande periodo
di assenza torna alle Olimpiadi del 2002 a Salt Lake City dove trionfano
gli americani.
Si utilizzano la stessa pista del bob e dello slittino, gli atleti
raggiungono le velocità dei 130 km/h utilizzando al spinta
iniziale e la forza di gravità. Per partire gli skeletonisti
hanno a disposizione 30 secondi per la fase di corsa/spinta che
va dai 25 ai 40 metri. Dopo comincia la corsa in posizione prona
sullo slittino. La pista è lunga minimo 1200 mt e al termine
ricomincia a salire per consentire la decelerazione e la fermata.
Lo slittino ha origini molto antiche. Si fa risalire ai paesi nordici intorno all’800 d.c. dove veniva utilizzato come mezzo di trasporto ma anche come gioco. La prima gara si svolge in Svizzera nel 1883 dopo che lo slittino come sport si era diffuso dai paesi scandinavi alla Russia e da qui fino al centro Europa. Solo del 1957 è il riconoscimento ufficiale di questa disciplina e compare alle Olimpiadi nel 1964. Le gare previste sono singolo maschile femminile e doppio maschile e si svolgono generalmente su due manche. L’atleta parte da una posizione seduta e si da una spinta grazie a due maniglie e successivamente grazie alla spinta coi guanti chiodati. La discesa avviene posizionandosi supini sullo slittino che non deve superare i 25 Kg. per il singolo e i 29 per il doppio.
A differenza di tutte le altre discipline olimpiche, lo snowboard
nasce da una disciplina che non ha niente a che vedere con la neve.
Nasce infatti dal surf, in particolare dall’estro e dalla
passione dei surfisti che costretti a lunghi periodi di inattività
nel periodo invernale trovano il modo di usare le proprie tavole
da surf sulla neve. La prima esperienza in questo senso è
quella di Jack Burchett che usa la sua tavola da surf sulle montagne
della California. Il primo snowboard si deve a Sherman Popper, un
americano che faceva divertire sulla tavola le sue figlie. Furono
poi i primi appassionati a perfezionare lo “snow”. Dei
primi anni ’80 sono i primi campionati americani mentre introno
al 1993 si tengono i primi campionati del mondo. E’ giunto
il momento di promuovere lo snowboard come disciplina olimpica e
ciò avviene a Nagano in Giappone nel 1998 con lo half pipe
e lo slalom gigante. A Torino 2006 esordisce lo snowboard cross.
Specialità tradizionali sono lo slalom gigante parallelo
maschile e femminile e l’half pipe.
Nello slalom gigante parallelo due snowboarder scendono lungo un
percorso tracciato da porte rosse e blu parallelamente: ovviamente
i tracciati devono essere identici per garantire la parità
di condizioni. Supera la prova chi taglia primo il traguardo.
Nell’half pipe il tracciato è costituito da un tubo
di neve in cui gli atleti compiono le evoluzioni più disparate
sfruttando l’intero pipe e compiendo mosse per oscillare da
un lato all’altro, un po’ come avviene nello skate board.
Si utilizza una base musicale durante l’esecuzione delle prove.
Lo snowboard cross unisce le peculiarità tecniche di colui
che gareggia con le doti acrobatiche. Il percorso è disegnato
e costruito da un tecnico (shaper), è composto da più
sezioni: whoops (gobbe), waves (onde), banks (paraboliche) e kicker
(salti di diversa foggia), spine (salti con uscita a 90°).
Per saperne di più sullo snowboard
Lo snowboard è uno sport che nasce tra gli appassionati delle onde del mare che nella stagione fredda hanno trovato il modo di vivere il senso di libertà e potenza che si vive sull’acqua trasferendosi sulla neve. Coloro che amano lo sci alpino tradizionale provano con diffidenza ad unire i propri piedi su un sola tavola che appare meno elegante rispetto alle forme degli sci. Si può dire di non amare lo “snow” ma certo non si può dire che non sia divertente, è uno sport versatile e che incontra tra coloro che lo praticano una sorta di life-style, lo stile giovane che si vuol mettere in mostra su una tavola decorata, con un pantalone largo e una giacca in pieno street style. Si può scegliere tra una tavola da free-style, leggere e corte, più maneggevoli ed adatte ad evoluzioni in aria e tavole alpine, lunghe e strette, con una estremità squadrata e l’altra poco rialzata, adatte per avere maggiore stabilità su nevi dure e compatte. Le prime utilizzano prevalentemente attacchi soft mentre le secondo attacchi hard, due tipi di attacchi che consentono una maggiore e minore versatilità. Lo stesso avviene per lo scarpone. Tavole free style con attacchi soft ben si sposano con l’utilizzo di scarponi che somigliano a vere e proprie calzature, diverse dai tradizionali scarponi che possono essere utilizzati con tavole alpine, attacchi hard e che vanno bene per i tradizionali sci.